E in Corso stramazza il cattivo

IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 12 Luglio 2010

IL SET COREANO.

Ieri mattina sotto gli occhi dei curiosi primi ciak vicentini per la serie Tv della Taewoon Entertainment

E in Corso stramazza il cattivo

La spy story orientale ospitata in città per alcuni giorni. Segreti nomi degli attori e dell’albergo perché si teme l’assedio dei fansTerroristi inseguiti da agenti segreti in centro storico. È accaduto ieri mattina fra corso Palladio e contrà San Gaetano Thiene. Ma non c’entrano né Al-Qaeda né la Cia: la regia è coreana. Ieri si è infatti svolta la prima giornata di riprese di “Athena”, una serie televisiva coreana ambientata a Vicenza ed in Veneto: una spy story a base di intrighi internazionali che farà ammirare le bellezze paesaggistiche e architettoniche della città e della provincia a 200 milioni di spettatori in tutta l’Asia.Sotto lo sguardo incuriosito dei vicentini che in corso Palladio si dirigevano verso la Messa, portavano a spasso i figli o entravano al bar per fare colazione - tenuti a distanza dalle inquadrature delle telecamere dal cartello «attenzione set cinematografico» e soprattutto da un’imponente bodyguard - poco dopo le 10 è stata girata la scena più spettacolare. Dalla libreria all’angolo fra corso Palladio e contrà San Gaetano Thiene balza fuori dal negozio il libraio-terrorista smascherato dagli 007 incaricati di risolvere il mistero legato al codice segreto “Grigio gatto”, che è anche il nome “in arte” della libreria con tanto di targa in ottone realizzata ad hoc, e di liberare dal rapimento la figlia del presidente della Corea del Sud, studiosa di Palladio, che per questo risiede a Vicenza. Come da copione, inutile la fuga: il cattivo muore. Ma, naturalmente, ad affrontare le scene più pericolose è una controfigura e a morire un manichino. Il regista urla «stop» alla fine della scena e un vicentino si rallegra per aver finalmente compreso una parola pronunciata dall’orientale «Anca in corean stop se dixe stop!” scherza con l’amico. Attorno, le ragazze della troupe sventolano coloratissimi ventagli sotto il sole cocente, mentre fervono i preparativi per la scena successiva: decine di persone al lavoro per realizzare una manciata di secondi di filmato.Qualche ora prima, alle prime luci dell’alba, piazzale della Vittoria a Monte Berico era stato lo scenario per le scene romantiche fra i protagonisti della pellicola. Poco dopo è stata girata la passeggiata lungo le scalette di Monte Berico, e poi molte altre scene in contrà Porti e nella stamperia Busato.La produzione cinematografica conta 160 operatori, 120 coreani della Taewoon Entertainment e 40 italiani della veneziana “Mestiere Cinema”, attori principali coreani e una quindicina di comparse vicentine: «Abbiamo scelto Vicenza e il Veneto per le loro bellezze - spiega la produzione coreana -. È il secondo episodio della serie tv, il primo lo abbiamo girato in Ungheria Ora rimarremo a Vicenza fino a fine luglio per varie riprese in città e in provincia e poi ci sposteremo in montagna a Zoldo».Da parte della produzione riserbo assoluto sull’identità degli attori coreani e sull’hotel che li ospita: «Presenteremo il film tra cinque mesi e non vogliamo svelare i nomi prima. Se diciamo i nomi e l’albergo dove dormono, l’hotel verrebbe circondato da coreani armati di fiori che risiedono in Italia, perché gli attori sono molto amati». E i coreani ringraziano i padroni di casa: «Il Comune e Vicenza Film Commission ci aiutano moltissimo semplificando il nostro lavoro. Ci troviamo molto bene qui a Vicenza».Fra i principali sponsor della produzione c’è anche la Hana Tour, l’operatore turistico più importante della Corea del Sud; in collaborazione con la Regione Veneto, promuoverà pacchetti turistici per far conoscere al pubblico coreano i luoghi delle riprese.N.R.

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Terroristi in città. Ma è un film

IL GIORNALE DI VICENZA

Mercoledì 07 Luglio 2010

CINEPRESE IN CENTRO. La Taewon Entertainment ha compiuto sopralluoghi in provincia. Già pronti pacchetti turistici

Terroristi in città. Ma è un film

Da domenica troupe coreana gira la serie “Athena”. L’episodio riguarda la figlia del presidente rapita da un commando

Una storia di intrighi internazionali e di amori tra le architetture del Palladio. Da domenica a fine mese il centro di Vicenza diventerà scenografia per le riprese di “Athena”, la continuazione della serie televisiva coreana “Iris”, seguita in Asia da più di 200 milioni di spettatori, tra cui appassionatissimi i giapponesi.
Con il sostegno della Regione e di Vicenza Film Commission, e con la collaborazione del Comune, fino a giovedì 15 luglio gli attori della troupe di Athena saranno in città, dove gireranno romantiche passeggiate, ma anche rapimenti, investimenti e fughe in auto.
La macchina organizzativa è stata messa in moto, per conto dei produttori coreani, dalla veneziana Mestiere Cinema che ha già curato le riprese vicentine di Casanova e Sognando l’Africa. Il Comune concederà alla produzione di riprendere gratuitamente alcuni monumenti, tra cui il teatro Olimpico, e metterà a disposizione agenti della polizia locale per il controllo della viabilità durante le scene d’azione.
«Ritengo - commenta il sindaco Achille Variati, che ha la delega al turismo - che si tratti di un’importante opportunità, a costi assolutamente ridotti, per veicolare l’immagine di Vicenza nel mondo asiatico, in forte espansione non solo economica, ma anche culturale e turistica».
La trama del telefilm, poi, ben si sposa con la valorizzazione delle bellezze artistiche di Vicenza: l’episodio girato in città racconta la storia del rapimento della figlia del presidente della Corea del Sud, studentessa di architettura appassionata del Palladio, che per questo abita e studia a Vicenza. A turbare questa quiete sarà un gruppo di terroristi internazionali che per raggiungere l'obiettivo non esiterà a mettere in scena sparatorie, fughe dalle finestre, spericolate corse a piedi e in auto. Tra le “location” scelte, oltre all’Olimpico, ci saranno piazzale della Vittoria, l’Arco delle Scalette, i Giardini Salvi, corso Palladio e altre vie del centro, e in provincia Marostica, Montecchio Maggiore e Bassano.
Come è nata, allora, questa collaborazione? Il produttore coreano Taewon Entertainment attraverso la delegazione Enit di Seoul, ha interessato l’assessore regionale al Turismo Marino Finozzi e Vicenza Film Commission, dato che intendeva realizzare “Athena” per la SBS TV in Italia e in particolare nel Veneto. Dopo una serie di attenti e puntuali sopralluoghi iniziati alla fine di maggio, e dopo una richiesta di vari servizi, la produzione ha concordato con la veneta Mestiere Cinema un accordo per la produzione esecutiva, grazie anche ad un contributo messo a disposizione da Finozzi. La stessa scelta delle location è avvenuta a seguito di accordi con gli organismi veneti interessati ed già è previsto che Hana Tour, l’operatore turistico più importante della Corea, parteciperà in qualità di sponsor principale alla produzione e promuoverà, d’intesa con la Regione e Vicenza dei pacchetti turistici per far conoscere al pubblico coreano i luoghi delle riprese, come ha già fatto nella serie precedente ottenendo positivi riscontri.

Dellai racconta la storia di un musicista ebreo salvato dai partigiani

IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 27 Giugno 2010

CINEMA. Il film s’intitola “Oscar” come il personaggio reale

Dellai racconta la storia di un musicista ebreo salvato dai partigiani

Matteo Marcolin
CAMPODORO (PADOVA)
Alle 10.30, ieri mattina, il set era già allestito. Luci posizionate, cineprese montate, i vestiti degli attori stirati sugli appendiabiti e pronti per essere indossati. A villa Tretti Brazzale a Campodoro è stato battuto il primo ciak del nuovo film di Dennis Dellai. Ad un anno e mezzo dall'uscita di Terre rosse, la troupe del regista thienese che è anche redattore del nostro Giornale è tornata al lavoro per raccontare un'altra toccante vicenda umana accaduta nel Vicentino durante la seconda guerra mondiale.
Dopo avere rievocato le storie di affetti stroncati dalla guerra, questa volta Dellai vuole raccontare la drammatica esperienza realmente vissuta ad Arsiero dal giovane musicista ebreo Oscar Klein, salvatosi dalla deportazione grazie all'aiuto dei partigiani. Il titolo provvisorio del film trae origine proprio dal nome del protagonista (Oscar), noto jazzista scomparso nel 2006.
Si tratta del secondo lungometraggio a soggetto firmato da Dellai, che in passato era stato autore anche di una docufiction sulla storia di Thiene e di altri documentari a carattere storico. Per l'occasione ha rimesso assieme la stessa squadra di collaboratori che avevano lavorato a Terre Rosse, cercando di dare spazio a giovani con cui si era confrontato sul set del precedente lavoro. La sceneggiatura è di Giacomo Turbian. Anche la scelta del cast è stata pensata con l'obiettivo di dare un' opportunità ai talenti non ancora affermati, affiancandoli ad interpreti di spessore del panorama teatrale berico.
Ieri il via ufficiale, in un clima di entusiasmo ed emozione. Le prime scene sono state interpretate da Adriano Marcolini (padre di Oscar), Daniele Berardi (maresciallo dei carabinieri), Raffaella Giulianati, Annarita Scaramella ed Eleonora Fontana, all'interno della villa liberty che si trova al confine tra Vicenza e Padova. È' stato girato uno dei momenti più drammatici della storia.
«Devo ringraziare tutti coloro che hanno creduto in questo nuovo progetto- ha precisato Dellai - nonostante non sia il primo lavoro siamo tutti molto emozionati».
Il film verrà integralmente girato all'interno del territorio provinciale, grazie alla sinergia tra enti locali, istituzioni e privati. Le riprese proseguiranno per diversi mesi e l'intero progetto coinvolgerà centinaia di volontari tra comparse, attori protagonisti e tecnici. I dettagli verranno forniti nel corso di una conferenza stampa in programma ai primi di luglio a Vicenza.

 

Due fratelli a Vicenza nei cupi anni Settanta

IL GIORNALE DI VICENZA

Sabato 26 Giugno 2010

CINEMA. Ambientazione rurale e tre personaggi per il regista Pozzan

Due fratelli a Vicenza nei cupi anni Settanta

“I giorni di ieri”, presentato a Brendola, è stato girato su pellicola e con dialoghi interamente in dialetto

Eva Dallari
BRENDOLA
Grande successo a Brendola per la prima de “I giorni di ieri" di Stefano Pozzan. Pubblico numeroso, tra cui l'assessore regionale Elena Donazzan, alla proiezione, dopo la quale si è svolto un dibattito condotto da Emanuele Vezzaro, critico cinematografico, che ha coinvolto regista e attori in una discussione su questo film che racconta una storia d'amore ambientata nella Vicenza rurale del 1977 e che sarà presente al Festival di Venezia 2010. Un film girato "alla vecchia maniera" e con dialoghi interamente in dialetto veneto.
Rodolfo (Luca Sgolmin), sposato con Ilaria (Nora Deldoge), e Amedeo (Dario Folco) sbarcano il lunario lavorando i campi. Vivono di poco. Purtroppo problemi di eredità, passioni nascoste ed imprevisti porteranno i due fratelli a dividersi. Questa in sintesi la storia raccontata attraverso la granulosità del 16 mm. e del Super8, scelta del regista anacronistica nell'era del digitale, ma ponderata e azzeccata. Piani sequenza lunghi, uso di luce naturale e suono in presa diretta trasportano lo spettatore direttamente negli anni Settanta.
È la vigilia di quello che sarà l'anno più tragico della storia italiana del secondo dopoguerra: l'esplosione del movimento terroristico delle BR con il sequestro Moro. C'è un barlume di condizione sociale richiamato dal movimento sindacale alla fonderia, ma sembra che la storia italiana non scalfisca minimamente questi luoghi. È una scelta stilistica e di forma voluta dal regista per concentrare l'attenzione dello spettatore sulle vicende e la psicologia dei protagonisti tanto da rendere la casa e i campi dove questi vivono e lavorano un “non-luogo”: sono usufruttuari del casolare e della terra che lavorano che diventerà, in seguito alla morte dello zio, prima bene in affitto per poi essere venduto.
Immagini dal forte impatto emotivo che richiamano maestri della pittura come Van Gogh (la sequenza della cena richiama “I mangiatori di patate" del pittore olandese) o alcune sequenze del film di Ermanno Olmi “Il tempo di è fermato. Come pure la panchina che guarda verso la valle, ma non si vede nulla oltre il prato quasi a sottolineare l'incapacità di Rodolfo e Amedeo di vedere cosa succederà nel prossimo futuro.
Un uso quasi maniacale delle immagini in una ricerca che va oltre la “consecutio temporum”, in una sorta di dilatazione del tempo, alla ricerca di ritmi dettati dalla natura ormai perduti dall'homo tecnologicus.
Importante il rapporto uomo-natura, che viene soppiantato dagli interessi economici di speculatori disposti a vendere fazzoletti di campagna a facoltosi signorotti di città alla ricerca di un angolo di tranquillità.
Un elemento di disturbo: il meticcio, personaggio ilare e misterioso, che con la sua fionda interrompe il pranzo dei due fratelli; monito da parte di Pozzan sul fatto che c'è sempre qualcuno pronto a distruggere l'ordine precostituito a fatica, indipendentemente dai progetti che si vogliono realizzare nel futuro. Futuro reso ancora più incerto dalla presenza-assenza dello zio dei due fratelli: mai inquadrato, ma che segnerà con la sua morte una tappa fondamentale nelle vicende del trio Rodolfo-Ilaria-Amedeo. Ed è proprio il rapporto dei due fratelli con Ilaria che destabilizza in maniera definitiva il canone della famiglia patriarcale tipica del Veneto e della cultura contadina in primis. Per gustarsi il film, non resta che accomodarsi sulle poltrone e sdeguire la storia raccontata da Stefano Pozzan, contrappuntata dal commento musicale delle Orme. Il film durante l'estate sarà in tour in vari centri del Vicentino.

 

Quando i cineasti svelano il privato fiorisce l’emozione

IL GIORNALE DI VICENZA

Lunedì 21 Giugno 2010

IT’S MY FILM FESTIVAL. Di grande impatto la sezione sugli autori

Quando i cineasti svelano il privato fiorisce l’emozione

Intensissimi sono risultati sia “A Laura” di Amedeo Fago che “Un silenzio particolare” di Stefano Rulli, sconvolgente “Un’ora sola ti vorrei” di Alina Marazzi

Enzo Pancera
VICENZA
La sezione Incontri d'autore che al festival It's My Movie ha offerto opere “casalinghe" di professionisti del cinema, ha immerso gli spettatori in toccanti e dolorose relazioni famigliari.
Di Amedeo Fago - dopo una laurea in architettura scenografo per registi come Bellocchio, Carpi, Greco, Moretti, Amelio ma anche regista di tre “lunghi" - il “corto" A Laura è una testimonianza d'affetto in memoria di Laura Morandini, madre della compagna di Fago e moglie di Morando Morandini, maestro della critica cinematografica italiana.
Il film fonde materiali eterogenei quasi tutti ambientati a Levanto, il paese ligure delle vacanze. Dopo lo spezzone di una pellicola in cui Laura aveva drammatizzato un ricordo dell'aprile '45 (un ufficiale tedesco che la corteggiava ricavandone una raffica partigiana ammonitrice, nelle immagini muore in un profluvio di note prestate da Astor Piazzolla) si utilizzano brani di un'intervista televisiva fatta a Laura da Elisa Filogamo, home movies girati da Fago sul rapporto con la nonna, in varie età, di sua figlia Francesca cui nonno Morando dedica, prima della nascita, una poesia in cui si augura di condividere con la ragazza sedicenne l'ingresso nel Duemila per “dare del tu al futuro". Canzoni (Laura, naturalmente, ed Enamorada, la preferita), altri brani musicali e molte foto fanno corpo unico acquisendo un valore nuovo nell'elaborazione del commiato da Laura che, nel fluire delle immagini, diventa personaggio.

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