Vicenza, Bollywood

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C´era una volta un re che per rispettare un voto si disse disposto ad abbandonare corona, famiglia, ricchezze. Era l´aprile 1913, la storia mitologica ebbe un enorme successo. “Raja Harishchandra” del regista Dadasaheb Phalke è il titolo del primo film muto prodotto in loco e proiettato in un teatro a Bombay. La data segna la nascita dell´industria del cinema in India, che festeggia ora i cent´anni con celebrazioni in tutto il Paese e che ha datto luogo in tempi più recenti al fenomeno di Bollywood. Un´industria più che fiorente: oltre mille pellicole l´anno e quasi duemila tra documentari e cortometraggi. Il doppio degli studios di Hollywood, dall´altra parte del pianeta.

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La troupe di Oscar cerca comparse Venerdì il casting

THIENE . Alle 20.30 in sala Borsa dell´Ascom

 

La troupe del film “Oscar”, ispirato alla vita del musicista ebreo Oscar Klein, sta cercando comparse per una scena che verrà girata a metà febbraio nella zona di Cogollo del Cengio.
Per l´occasione è stato organizzato un casting che si terrà venerdì, alle 20.30, nella sala Borsa messa a disposizione gentilmente dall´Associazione commercianti, in via Montello a Thiene.
Si cercano, in particolare, donne e uomini di età compresa fra i 18 e i 70 anni , anche senza esperienze recitative alle spalle
«Sono richieste più o meno cento persone per la scena che andiamo a girare - dice la segretaria di edizione Sofia Cappozzo - quindi sarà una giornata piuttosto impegnativa. Diciamo che almeno non si gira in esterni, quindi non temiamo le bizze del tempo».
La lavorazione del film è quasi al termine, ma rimangon ancora alcune delle scene più impegnative da girare, per numero di comparse e impiego di mezzi.
«Prossimamente - dice l´aiuto regista Davide Viero - ci sposteremo in montagna per una sequenza di guerra piuttosto impegnativa». S.D.M.

© il Giornale di Vicenza

L’Associazione Italian Film Commissions scrive alle forze politiche italiane

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Infiniti convegni, centinaia di progetti di coordinamento tra istituzioni, migliaia di oreinvestit e in seminari, tavole rotonde, pubbliche assemblee e conferenze stampa.
Nulla sembra, in questi anni, risvegliare la politica dal suo torpore nei confronti della cultura. Per questo, l’autorevole domenicale de “Il sole 24 ore” ha inteso capovolgere l’ottica, convocando niente meno che “Gli stati generali della Cultura”. Per affermare inequivocabilmente - e ancora una volta - la centralità economica del comparto culturale e creativo nella struttura del PIL nazionale, in funzione della coesione sociale e della diffusione della conoscenza quali fattori competitivi di uno Stato contemporaneo. Probabilmente il perdurante silenzio della politica, tanto più in epoca di campagna
elettorale, continuerà a lungo. Per questo anche noi, insieme a tanti altri attori del mercato e delle istituzioni a sostegno delle imprese culturali, continueremo a segnalare i temi che ci sono a cuore, invitando chi ha orecchie per sentire - e funzione istituzionale deputata a farlo - a riflettere sui numeri. I quali, a differenza delle opinioni, non mentono mai.
Vale la pena ricordare ancora una volta, infatti, che l’audiovisivo, inteso come comparto produttivo delle attività televisive e cinematografiche, coinvolge 6.120 imprese, con oltre 200mila addetti e che – sempre da dati ANICA rilevati per il triennio precedente - le imprese italiane rappresentano l'8,4 per cento di quelle audiovisive europee (a fronte del 7,4 per cento della Germania) realizzando un fatturato di quasi 6miliardi di euro (raffrontabili positivamente con i 6,3 miliardi della Germania) ma soprattutto producendo impatti sui territori pari a circa 6 volte l’investimento pubblico.
E poiché la nostra è un’industria di prototipi la cui diffusione favorisce identità, visibilità territoriale, creazione di talenti e mestieri, esportazione e ricchezza nazionale, il rapporto di moltiplicazione è estremamente significativo e, probabilmente, tra i più alti nel campo dei sostegni economici pubblici.
Viviamo l’epoca delle immagini pervasive e nel mondo di nativi digitali i contenuti innovativi saranno decisivi per dare accesso alla cittadinanza minima, per essere parte del mondo attivo.
E’ dunque indispensabile che il prossimo Governo nazionale sappia dove mettere le mani per dare la necessaria scossa al comparto che noi, film commissioner italiani, attivi “in prima linea”, sosteniamo con ogni sforzo.
Per questo noi dell’Associazione Italian Film Commissions proponiamo una cura
semplice e improrogabile fatta di cinque urgenze:
1.
Accorpare sotto l’unica delega della DG Cinema del MIBAC anche la materia televisiva e della promozione internazionale, sottraendole allo Sviluppo economico e al MAE.
Tv e cinema sono convergenti sotto il profilo produttivo e dei linguaggi narrativi, operativamente e contenutisticamente collegati, e non ha più senso mantenere una separazione normativa inadeguata, tanto più in considerazione dell’accesso ai mercati esteri;
2.
Scrivere una nuova legge di riordino dell’intero comparto audiovisivo che preveda una seria disciplina antitrust e riconosca le film commission, con apposito articolato che ne sancisca natura, funzioni, operatività;
3.
Istituire un Centro nazionale per l’audiovisivo con delega specifica al sostegno automatico alle produzioni audiovisive di ogni formato, alimentato da una tassa di scopo integrale applicata su tutta la filiera allo scopo di garantirne l’efficiente funzionamento in ordine alla valorizzazione dei prodotti audiovisivi nazionali, alla loro internazionalizzazione e promozione, all’attrazione di progetti audiovisivi dall’estero, al sostegno alla distribuzione e all’esercizio;
4.
Rifinanziare il Tax Credit interno, esterno e per stranieri estendendolo anche alle produzioni televisive;
5.
Riformare drasticamente la RAI e il sistema radiotelevisivo, riducendo il ruolo della politica nel suo controllo, favorendo la produzione di prodotti originali, salvaguardando gli
autori e i talenti, prevedendo quote obbligatorie d’investimento delle TLC nel cinema e nei contenuti, colpendo l’evasione del canone nonché la pirateria e ritornando a investire sul prodotto nazionale.
Le film commission italiane
24 Gennaio 2013

DA SCORSESE A TILDA SWINTON COSÌ VICENZA VESTE HOLLYWOOD

L PERSONAGGIO. L´azienda di Vancimuglio e due film in uscita quest´anno
È una soddisfazione. Vedersi recapitare una lettera nella quale è scritto che Martin Scorsese chiede di avere i capi della propria azienda per il suo prossimo film con Leonardo Di Caprio, non capita tutti i giorni. E non è il frutto di una capillare campagna pubblicitaria, bensì della fama che la “Giuliana Teso” s´è conquistata tra gli addetti ai lavori di Hollywood. La prova? L´ha messa per iscritto Courtney Mc Clain, assistente del responsabile dei costumi della produzione di Scorsese, che ha appena finito di girare “Il lupo di Wall Street”. A fine luglio scorso ha spedito una mail aVancimuglio di questo tono: «Sto lavorando a questo film diretto da Martin Scorsese che ha come protagonisti Leonardo Di Caprio e Margot Robbie nel ruolo di sua moglie. Il nostro designer dei costumi è Sandy Powell (“Gangs of New York”, “Shakespeare in Love”). Il film è ambientato a New York City tra la fine degli anni Ottanta e l´inizio dei Novanta. So che Giuliana Teso ha fatto alcuni incredibili lavori in quel periodo, perciò siamo interessati ad avere alcune delle vostre pellicce per i nostri personaggi femminili, inclusa Margot Robbie».
Naturalmente le pellicce sono state trovate negli armadi di Giuliana Teso: quattro, di volpe e di visone, dai grandi volumi e dalle grandi spalle, come esigeva la moda di quegli anni, sono state spedite negli Usa e sono state restituite al termine delle riprese, poco prima di Natale. Le ha indossate anche Margot Robbie, ventiduenne australiana diventata celebre per la soap Neighbours, finché l´altr´anno s´è trasferita a Hollywood e ha avuto una parte nel serial tv Pan Am.
Il gossip racconta che Margot è molto più di una collega di lavoro per Leonardo Di Caprio, il quale è affascinato dalle giovani bionde con gli occhi azzurri, come le sue varie “ex” da Gisele Bundchen (che pure ha interpretato una campagna promozionale per Giuliana Teso, con un bel montone denim) fino a Bar Refaeli.
Il film è basato sull´autobiografia di Jordan Belfort, a 26 anni mago della finanza illegale, a 36 anni arrestato dall´Fbi. La sua è una storia di eccessi, dentro e fuori la Borsa.
Ma quella di Scorsese non è l´unica richiesta che è arrivata alla Giuliana Teso. Di recente la Casa vicentina ha confezionato uno splendido visone per Tilda Swinton, impegnata nelle riprese del film di fantascienza “Snowpiercer” della Stillking Films, che ha sede a Praga. Il film segna il debutto in lingua inglese del regista coreano Boon Joon-ho. È tratto dalla graphic novel Le Transperceneige. Oltre a Tilda Swinton, nel film recitano altri attori di Hollywood: Jamie Bell, Octavia Spencer, Ewen Bremner, Alison Pill, John Hurt ed Ed Harris.
La Swinton, 52 anni, inglese, due figli, ha una lunga carriera alle spalle. Alla Mostra di Venezia nel 1991 ha vinto la Coppa Volpi. Poliedrica, capace di spostarsi dal teatro al cinema alla musica, è celebre per molti ruoli: ha ha interpretato Jadis, la Strega Bianca di Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l´armadio; ha recitato con George Clooney nel thriller Michael Clayton, mentre per la sua interpretazione di una dirigente senza scrupoli nel film diretto dai fratelli Coen Burn After Reading - A prova di spia, uscito nel settembre 2008, ha meritato l´Oscar per la migliore attrice non protagonista.
Queste sono solo le ultime star, in ordine di tempo, che hanno vestito Giuliana Teso. In passato, le pellicce dell´azienda di Vancimuglio sono state indossate - tra le altre - da Sarah Jessica Parker (in “Sex and the City”), da Monica Bellucci, da Juliene Binoche, dall´indossatrice Naomi Campbell, dalla cantante Withney Houston, da Marie La Foret (che con Marcello Mastroianni interpretò “A che punto è la notte” dal celebre romanzo di Fruttero & Lucentini).
L´azienda di Vancimuglio, fondata nel 1980 e guidata dai coniugi Riccardo e Giuliana Teso, vede oggi anche i figli Carlo e Marco in posti di responsabilità. Il 96% della produzione prende la via dell´export, in particolare quella di Russia, Usa e Corea.
@il giornale di Vicenza, 22/1/2013 Antonio di Lorenzo

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