NCONTRI. Passato e presente, atrocità e voglia di raccontare: lavoro di forte impatto emotivo
Ecco il Vietnam mai visto
Enzo Pancera
Franco Lovato è tornato dall´Asia con materiali che, dopo il cinefestival veneziano, sono la base di “Echi di pianto dall´Indocina francese” e di un nuovo dvd
Franco Lovato in un viaggio in Vietnam: l´avvocato di Cornedo è già stato al cinefestival di Venezia| Gnor Seng, nipote di Pol Pot| Cina, anni ´60: Nhem En inviato a un corso di cinematografia
Il racconto di guerra ha radici antiche nell´epica e connessioni ravvicinate nelle testimonianze personali, nelle corrispondenze giornalistiche. Ma la guerra è davvero raccontabile? I sopravvissuti spesso si rifugiano nel silenzio. La comunicazione è un impulso vitale, l´abbrutimento bellico è la negazione della vita. Quali parole possono rendere una tale devastazione? «Quando non si ragiona più, quando sei impaurito, quando il cervello è ottenebrato dalla paura e dalla bestialità trattenevo il fiato, adesso muoio dicevo, e cercavo di tenere il più possibile l´aria dentro i miei polmoni, perché mi sembrava, trattenendo l´aria, di trattenere anche la vita» rammentava Mario Rigoni Stern a Marco Paolini davanti alla cinepresa di Carlo Mazzacurati. Il cinema narrativo (l´immersione esistenziale tocca più del referto documentario), unendo la crudezza dell´immagine e l´aggressione dei suoni, può dare la sensazione dell´essere in balia di una distruzione smisurata, insieme preordinata e casuale.
Scorrono nella memoria la prima mezz´ora di Salvate il soldato Ryan (Spielberg), gli assalti-massacro di Orizzonti di gloria e l´offensiva del Tet in Full Metal Jacket (Kubrick), alcune sequenze di Forrest Gump (Zemeckis), Vittorie perdute (Post), Il cacciatore (Cimino), Apocalypse Now (Coppola), Platoon (Stone), Hamburger Hill (Irvin).
Non è un caso che quasi tutti i titoli affiorati riguardino il Vietnam. La conversazione sulla difficoltà, ma anche sulla doverosa necessità, di raccontare il massacro è intrecciata con Franco Lovato. Avvocato di Cornedo, grande viaggiatore in quanto esperto di diritto commerciale internazionale, interessato alla storia vietnamita non per competenza d´età - è ben più giovane dei ventenni nel ´68 - ma perché toccato, fin dai tempi della scuola, dall´incontro con ragazzi vietnamiti approdati negli ´80 in Italia dopo terribili viaggi in mare (boat people) intrapresi da famiglie a disagio nella riunificazione nordvietnamita.
Quel contatto "vicentino" si è dilatato con numerosi viaggi in Vietnam e nel sud-est asiatico. Frutto di quelle esperienze è stato il libro Il dramma del conflitto vietnamita. Le atrocità del passato e quel che resta pubblicato nel 2012 da Caosfera Edizioni con il concorso del giornalista Giannino Danieli, presente alla conversazione. Il libro, in maniera succinta ma puntuale e ricca d´immagini, fornisce un quadro riassuntivo del conflitto. In allegato reca un dvd con preziosi documenti filmati che sono stati proiettati nell´ambito della Mostra del cinema di Venezia lo scorso settembre.
Franco Lovato, ma ora sta per uscire ben altro.
Sì la Videoproduzioni SGI di Torino - Società Generale dell´Immagine, accreditata Rai, fornitrice ad esempio di materiali per la creatura di Minoli La storia siamo noi - sta per pubblicare Echi di pianto dall´Indocina francese un volume molto ampio destinato a una diffusione internazionale, che reca in copertina una foto di Ennio Jacobucci, eroico fotoreporter ora scomparso, rimasto da solo nei momenti più caldi della guerra e arrivato a un palmo dal premio Pulitzer. Coautore anche in questo caso Giannino Danieli prezioso e accanito nelle indagini d´archivio. Al libro si affiancherà un documentario con immagini e incontri inediti che sarà presentato alla prossima Mostra di Venezia.
Sul documentario quindi è d´obbligo la riservatezza. Ma cosa può anticiparci del libro?
Una dolorosa e ignorata storia vicentina connessa al dramma vietnamita. Luigi Albanese, nato a Cereda di Cornedo Vicentino ed emigrato nei ´50 a Seattle con la famiglia che tuttora vi risiede, richiamato alle armi è andato a combattere in Vietnam nell´agosto del ´66, nel 7° Cavalleggeri della Prima Divisione di Cavalleria per morire ventenne il primo dicembre dello stesso anno. Battendosi altruisticamente contro i cecchini per salvare i compagni, aggiunge Giannino, ricevendo alla memoria la Medal of Honour, riconoscimento ben più significativo della decorazione Purple Heart.
Ma il campo d´indagine è più ampio del Vietnam.
Infatti. Spesso non è stato per nulla facile investigare, e talvolta non privo di rischi. Il giornalista ficcanaso non riscuote simpatia. Ma battendo vie traverse e accampando disinteressate finalità "storiche" ho potuto raccogliere in Cambogia, con vari operatori, immagini portatrici di indiscutibili verità e fare incontri che hanno lasciato in me segni indelebili.
Esempio?
Thun So Eun, alto funzionario del governo di Pol Pot - che aveva pianificato la riduzione della popolazione ostile alla sua dittatura disseminando nei villaggi le piramidi di teschi ancora oggi visibili - che in una pausa della conversazione m´invita a non ritenere definitivamente chiusa la parabola dei khmer rossi. E poi il colloquio con Gnor Seng nipote di Pol Pot, appartenente a un ramo non allineato della famiglia. E il resoconto di Ha Thi Nga che, ferita e creduta morta, assiste alla geometrica distribuzione dei corpi, anche di parenti stretti, imposta dai khmer rossi per meglio perpetrare il massacro nel villaggio di Ba Chuc il 18 aprile 1978. E soprattutto l´atmosfera sospesa del presente in cui convivono massacratori e superstiti forse per l´elaborazione indotta dagli indirizzi filosofico-religiosi orientali.
Franco e Giannino non dovete sforzarvi oltre per attirare l´attenzione: quando possiamo metter le mani sul libro?
Tra un paio di settimane la SGI ci consegna le copie. La presentazione alla Libreria Galla, probabilmente il 18 aprile anniversario della strage di Ba Chuc.
@IL GIORNALE DI VICENZA 21/3/2013

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